Secolo ventesimo

Secolo ventesimo
secolo informe deforme
che hai dato forma all’odio
in cento anni di sangue
sparso sulle piane e sulle altezze
della latitudine
e della longitudine
secolo di uomini nani
di parole ad effetto
secolo planetario
spaziale lunatico
secolo atomico
guerrafondaio nucleare
secolo giubilare
tutto qui si paga
con inferno con sogni di primavera
secolo con stivali neri
con chiodi con bocche
con zanne e qualche sorriso
secolo di forni strani
di sedie elettriche di gulag
di bombe intelligenti
chirurgiche
e anche di preti indifferenti e frettolosi
sulla strada per Gerico
secolo di camici bianchi
di vite nascoste di uomini e donne per gli altri
a conforto di Dio
che piange di abbandoni
nel suo silenzio
secolo di fiumi
sulle cui rive
i bambini disperano e muoiono
per una goccia che svapora
secolo di precipitose velocità
di insolenza pubblicitaria
di stupri senza connotati
secolo del raccapriccio
per la malvagità che cola
come lava come pioggia sporca
sopra il fango che schizza
come la menzogna o
come il tradimento (fa lo stesso)
di un amore angosciato
dall’enigma dell’ora di un giorno
che non ci appartiene o che
culmina nella risata vuota
dello strologo che si nasconde
dentro di noi come un Chisciotte alato
per un infuso di papaveri bruni.
Eppure
secolo straniante
t’ho amato come un padre
come un maestro
come un fratello maggiore
come il più bello
dei figli del tempo
come una corrente che scorre
impetuosa nonostante tutto
e sparge con sé radici e
la certezza di altri che amano
e tornano ogni volta ad amare
e a mirare il tramonto
e la marea che tracima sopra la marea
per la vita e per la morte
e non si stancano.

21 dicembre 2005

Orazio